Il Beccaria austriaco*

Andrea Pradelli
3 min readDec 10, 2021

Joseph von Sonnenfels fu forse il principale esponente dell’Illuminismo austriaco e fu consigliere di Maria Teresa e Giuseppe II. Nato in Moravia nel 1733 da un coltissimo rabbino convertito al Cristianesimo, Sonnenfels si dedicò da subito agli studi e si laureò in filosofia all’Università di Vienna, dove lavorò come assistente del Consigliere alla Suprema Corte di Giustizia Adam Franz von Hartig.

Si avvicinò fin da subito agli ambienti illuministi e fece parte della società segreta degli Illuminati. Fu redattore della rivista settimanale “Der Mann ohne Vorurtheil**” (L’uomo senza preconcetti), paragonabile per certi versi al “Caffè” di Verri.

Nel 1763 gli fu assegnata la cattedra di Scienze Camerali (simile a Scienze delle Finanze o Economia Politica) dell’Università di Vienna. Pochi anni dopo lo stesso incarico venne assegnato a Beccaria a Milano. Divenne celebre non solo come docente universitario e filosofo illuminista, ma anche come critico letterario: le sue “Lettere sul teatro viennese”, nonostante l’ostilità della censura, contribuirono a rivoluzionare la scena teatrale della Capitale. Fu amico e mecenate di Mozart e Beethoven, e quest’ultimo gli dedicò la Sonata per Pianoforte n.15. Nel 1779 fu nominato membro dell’Hofrat (Consiglio Aulico).

Le sue opere più importanti furono due. La prima, e quella che lo rende “il Beccaria austriaco”, fu il saggio “Sull’Abolizione della Tortura”, pubblicato a Zurigo nel 1775. Il saggio ebbe gli effetti sperati, perché la tortura fu abolita de facto da Maria Teresa e de jure dal figlio Giuseppe II. Ciò che lo rese celebre nella Monarchia, però, fu il saggio Grundsätze der Polizei, Handlung und Finanzwissenschaft (Principi fondamentali della Polizia, del Commercio e delle Scienze delle Finanze), che divenne la Bibbia della burocrazia austriaca e fu adottata come testo obbligatorio nelle Università della monarchia fino al 1817.

Sul piano politico lottò contro gli antichi privilegi nobiliari ed ecclesiastici e fu un sostenitore del giuseppinismo, che mirava a sottoporre la Chiesa al controllo dello Stato. In economia fu influenzato dal mercantilismo ma anche dalle nuove teorie “liberiste” di Smith e del tedesco Joseph Heinrich von Justi. Sosteneva che non ci potesse essere sviluppo senza una grande crescita demografica, e che i Sovrani dovessero garantire a tutti la possibilità del benessere. Propugnò la libera concorrenza nel mercato delle assicurazioni marittime e scrisse trattati sulle assicurazioni in caso di morte e incendi, tema su cui Maria Teresa elaborò un regolamento all’avanguardia per i tempi.

Particolarmente interessante è il suo concetto di patriottismo. Nel suo saggio “Sull’amore per la patria”, Sonnenfels invitava tutti i sudditi a promuovere l’amore per la patria, intesa come “la terra in cui un uomo ha preso la sua residenza permanente”. Per Sonnenfels, oggetto del patriottismo non deve essere la nazione, concetto ancora oscuro nel Settecento, né la dinastia, ma “il senso di felicità che ci è dato nella nostra terra sotto la protezione di queste leggi, attraverso questa forma di governo e nella società composta da questi concittadini (Judson, 2017, p. 62)”, al punto che “percepiamo ogni perdita subita dalla patria come una nostra perdita, e ogni suo successo come un vantaggio per noi”. In poche parole, un suddito dovrebbe amare le leggi, le istituzioni e i suoi concittadini, ovviamente legate nell’immaginario comune alla dinastia che le impersona. L’amore per la patria dovrebbe nascere attraverso l’istruzione, che per Sonnenfels era fondamentale.

Sonnenfels morì nel 1817 a Vienna. Il suo contributo fu fondamentale per le riforme di Maria Teresa e Giuseppe II, basate sull’assolutismo illuminato, secondo cui il sovrano assoluto dovrebbe governare seguendo i princìpi dell’Illuminismo per promuovere il benessere generale. Queste riforme salvarono la monarchia asburgica, sull’orlo del collasso dopo le guerre di successione settecentesche, e la trasformarono in un vero e proprio Stato. In quegli anni si posero le basi per una burocrazia solida ed efficiente, il cui ricordo rimane ancora oggi in tutti gli stati successori dell’Impero asburgico.

*Ad essere pignoli, in teoria anche Beccaria era “austriaco”, perché il suo Ducato di Milano nel ‘700 faceva parte della Monarchia asburgica (occhio, allora NON si chiamava Impero Austro-Ungarico)

** Nel tedesco moderno, Vorurteil

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Andrea Pradelli

PhD student in Economics at Trento University. Passionate about politics, economics, languages and history, especially the Habsburg Empire.